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Un po’ di pesce… da pesca sostenibile

Come ben sappiamo, il pesce è un “ingrediente” della dieta mediterranea, il modello alimentare che è stato riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanità e dalla letteratura scientifica come benefico per la salute.

La dieta mediterranea, ricordiamolo, si basa prevalentemente su cereali non industrialmente raffinati, legumi, verdura e un po’ di frutta (compresa quella oleosa).

Prevalentemente vegetale, ma non esclusivamente. Tra i cibi di origine animale, la preferenza si indirizza verso il pesce, meglio se pescato e di piccola taglia. Ovvero, il pesce azzurro, cosiddetto per il colore blu del suo dorso. I più noti sono sgombro, alici, acciughe, sarde. Tra i pesci azzurri troviamo anche il tonnetto.

Questi pesci, oltre che per il colore del dorso, si caratterizzano anche per la loro dimensione (sono piccoli), la loro sostenibilità ecologica, l’elevata presenza di acidi grassi della serie omega 3 quali DHA ed EPA.

L’aderenza alla dieta mediterranea è associata a una riduzione del rischio cardiovascolare e dei tumori, anche per via dell’assunzione di pesce.

In base a una revisione scientifica del 2021 (110 studi di alta qualità basati sulla coorte EPIC) emerge quanto segue:

• Il consumo di verdura e frutta ha un ruolo protettivo nei confronti dei tumori a colon retto, seno, polmone e prostata.

• Un più alto consumo di pesce e più basso consumo di carne rossa (e processata) sono correlati a un minor rischio di tumore al colon retto.

• Un maggiore consumo di grassi del pesce è correlato a un minor rischio di cancro al seno.

Più evidenze ci confermano che diete basate prevalentemente su verdure, legumi, cereali integrali, frutta secca e pesce (come la vera dieta mediterranea) sono potenzialmente in grado di prevenire i processi infiammatori intestinali che sono alla base di molte malattie croniche. Non a caso, DHA ed EPA sembrerebbero aumentare l’abbondanza di batteri “buoni” del nostro microbiota, ovvero quelli che producono acidi grassi a catena corta, con effetto antinfiammatorio.

Oltretutto, questi acidi grassi hanno anche la capacità di ridurre i livelli di trigliceridi nel sangue.

Affinché siano presenti tali composti, è bene preferire il pesce pescato a quello allevato. Ecco perché la nostra scelta ricade sul primo.

Può essere interessante acquistare acciughe, sgombro, tonnetto in vasetto di vetro, in olio extravergine di oliva (che funge da isolante dell’aria). Li potremo così conservare in dispensa e utilizzare all’occorrenza.

Per quanto riguarda il discorso sostenibilità, possiamo scegliere pesci catturati nelle acque del nostro mar Mediterraneo, indicati con la dicitura FAO 37.1.3 (Mar di Sardegna), FAO 37.2.1 (Mar Adriatico), FAO 37.2.2 (Mar Ionio). Si tratta di regioni note per la loro ricchezza di specie ittiche e pratiche di pesca sostenibile.

La FAO ha suddiviso le aree di pesca del pianeta in 19 principali zone, a loro volta ripartite in sotto-aree e divisioni. La zona 37 si riferisce al Mar Mediterraneo e Mar Nero.

Quando scegliamo un prodotto ittico, verifichiamo sempre l’area di pesca, considerando che per il pescato in mare, tale indicazione di provenienza è obbligatoria. Poi, è a discrezione del venditore indicare anche il dettaglio della sotto-area e divisione; e, se ciò accade, sarà indicazione di maggiore trasparenza nei confronti del consumatore (che ha il diritto, ma anche il dovere di sapere).

Pesca sostenibile vuol dire rispettare i cicli biologici e gli habitat, lasciando nei mari abbastanza pesci in maniera tale da non alterare la densità di popolazione delle specie ittiche.

Per cui, anche la scelta del pesce è importante per il rispetto del nostro Pianeta.

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